Giallo Perugino, Nello Teodori

Nello Teodori, al lavoro durante l' allestimento personale 'giallo peugino' a studio.ra - photo di Raffaella Losapio
14 Maggio 2008, Nello Teodori, “giallo perugino”
ore 21.00 | 23.00 fino al 12 Luglio 2008
Mercoledì, 14 Maggio 2008, alle ore 18 si inaugura la mostra di Nello Teodori: “giallo perugino” (un progetto in fieri dal 2000…), a cura di Teodori Associati,
presso la sezione 1Fmediaproject della Galleria studio.ra in Via Bartolomeo Platina, 1F, Roma.
Fino a Sabato, 14 Giugno 2008 – dalle ore 17 alle 20,30.


L’artista, e il nome collettivo che lo accompagna, ovvero una versione di se stesso sdoppiata nel suo studio di architetto, presenta un lavoro inedito che si concentra sulla sottile coniugazione e semiotizzazione dell’idea di “giallo”.
Un giallo che si prospetta come un vero e proprio metalinguaggio, tra realtà e finzione, media e informazione, comunicazione e raccolta di dati effettivi, vale a dire tra le ambiguità e le inclinate indecifrabilità del “Giallo”. Per un artista mediale e analitico come Nello Teodori, mentre il lavoro si attualizza, è sufficiente osservare il funzionamento della lingua(e) visiva per accorgersi che essa ha la particolarità di poter parlare non soltanto delle cose del giallo, ma anche di se stessa come funzione metalinguistica generale.
Si tratta di appelli a cui Nello Teodori risponde con la seguente installazione generale: “Dalla strada è possibile vedere un tavolino con un computer collocato nella parete frontale adiacente l’ingresso della galleria. Sullo schermo del computer compare il sito www.gialloperugino.com. Nell’home page il colore dominante è il giallo.
Gialle le scritte e giallo lo sfondo su cui appare la dicitura www.gialloperugino.com collocata in alto; su tutta la restante pagina c’è una griglia geometrica con circa 40 piccole fotografie. Ognuna di queste foto rimanda ad una informazione di diversa natura (omicidi, caratteristiche fisiche del colore giallo, la vita di Pietro Vannucci detto “il perugino”, l’uso del giallo nelle opere d’arte, il caso Narducci nel giallo di Firenze, una squadra di calcio che indossa la casacca gialla, una nota ditta di cioccolato, lo Skyline di New York al tramonto, ecc. ecc.).
Il contenuto della pagina, che si apre cliccando sulla foto, ha attinenza con la medesima solo per l’elemento di colore giallo presente in essa.
Cosa rappresenta l’elemento giallo delle immagini? Un’”avventura” nel mondo del giallo e della vita degli oggetti gialli (il palo della luce di colore giallo, aspetti strutturali ed architettonici delle stazioni di servizio dell’Api, molti oggetti legati alla sicurezza stradale, i giochi dei bambini, le automobili gialle, il casco giallo di Valentino Rossi, le sedie, i contenitori igienici, i fiori e i licheni, i libri gialli, le strisce dei selciati stradali). La luce gialla dipinge tutta la galleria e con essa tutti gli oggetti e le persone presenti.
L’inaugurazione della mostra ricorrerà all’acting della documentazione fotografica di questa “avventura” per offrire immagini di testimonianza dell’evento e di enunciazione della “metafora del giallo”. Le fonti luminose sono presenti tra i due piani dello spazio, insieme alla scritta “giallo perugino”, realizzata con il tubo al neon dello stesso colore e ad un altro oggetto luminoso di colore giallo come ulteriore elemento. Sui due piani della galleria sono poi collocate altre opere fotografiche come ingrandimento dei fotogrammi dell’home page del sito: www.gialloperugino.com”.
Il marchio che cura la mostra e che tende a dimostrare che il lavoro del singolo artista si profonde in una sorta di gruppo di ricerca, vuole infine ricordare che l’arte stessa è una tecnologia della reminiscenza, un procedimento che attinge dagli artefatti, attraverso cui essa contribuisce a costruire e ricostruire la memoria collettiva di un ambiente sociale e anche di un qualsiasi “giallo”.


Nello Teodori è architetto e docente all’Accademia di Belle Arti ed alla Facoltà di Lettere e Filosofia a Perugia. Nell’imponente curriculum si citano le partecipazioni alla Biennale di Venezia nel 1993 e nel 1999, alla Quadriennale di Roma nel 1996, a “Video Forum” a Basilea nel 1995 ed a rassegne come “Medialismo”, “Va’ pensiero. Arte Italiana 1984/1996”, “Una Babele postmoderna”, la “Biennale di Gubbio”.
È citato in numerose pubblicazioni tra cui “Art of the Twentieth Century – Movements, Theories, Schools and Tendencies 1900-2000 di Loredana Parmesani, Skira Editore.

14 Maggio 2008, Nello Teodori, “giallo perugino”
at 9:00 | 11:00 p.m. until 12th July 2008
On Wednesday, the 14th of May at 6 p.m. opens the exhibition by Nello Teodori: “giallo perugino” (a project at the planning stage since 2000… ), by Teodori Associati at the division 1Fmediaproject of the
studio.ra Gallery, 1/F, Via Bartolomeo Platina, Rome.
Until the 14th of June 2008 – from 5 p.m. to 8 p.m.


The artist and the collective name who accompanies him, that is a version of himself divided into two in his architect studio, he presents a new work that concentrates on the slight conjugation and “semiotization” of the idea of “yellow”.
A yellow, that appears to be like a real metalanguage, between reality and fiction, media and information,
communication and real data collection, that is to say between ambiguity and inclined inexplicability of the “Yellow”. For a media and analytic artist like Nello Teodori, while the work becomes relevant, it’s sufficient observe the functioning of the visual language(s) to realize that it has the particularity not only to can speak about things of the yellow, but also of itself as general metalinguistic function.
It concerns appeals to which Nello Teodori answers with the following general installation: “From the street it’s possible to see a small table with a computer placed on the frontal wall adjacent the entrance of the gallery. The website www.gialloperugino.com appears on the computer screen. In the home page the dominantcolour is yellow.
The words are yellow and the background is yellow where appears the wording www.gialloperugino.com placed up; on all remaining page there is a geometric scheme with about 40 small photographs. Every photo refers to an information of different nature (homicides, physical features of the colour yellow, Pietro Vannucci’s life known as “the Perugino”, the use of the yellow in the works of art, the Narducci affair in the Florence case, a football team wear yellow shirt, a known chocolate firm, the Skyline of New York at the sunset, etc. etc.).
The content of the page, that opens clicking on the photo, has connection with the photo itself only for the element of colour yellow inside it.
What does yellow element of the images represent? An “adventure” in the world of the yellow and of the life of yellow objects (the pole of light is yellow, structural and architectonic aspects of the service stations of the Api, a lot of objects linked to the road safety, children’s toys, yellow cars, Valentino Rossi’s yellow crash helmet, chairs, hygienic cases, flours and lichens, yellow books, the lines of the road pavements. The yellow light paints the whole gallery and with it all objects and people present.
The opening of the exhibition will appeal at the acting of the photographic documentation of this “adventure” to offer images of evidence of the event and of enunciation of the “metaphor of the yellow”. The source of light are present between the two planes of the space, together with the wording “giallo perugino”, realized with the neon tube of the same colour and to another luminous object of the colour yellow as further element. Besides, on the two floors of the gallery are placed other photographic works like enlargement of the single pictures of the homepage of the website: www.gialloperugino.com”. The brand that takes care of the exhibition and that aims to demonstrate that the work of the individual artist is lavish with a kind of research group, finally it wants to remember that the art itself is a technology of the reminiscence, a procedure that obtains from the artificial, throughwhich it contributes to build and rebuild the collective memory of a social environment and also of any “yellow”.


Nello Teodori is architect and teacher at the Accademia delle Belle Arti and at the Faculty of Lettere and Filosofia in Perugia. In the impressive curriculum are mentioned the participations in the Venice Biennale in 1993 and in 1999, in the Rome Quadrennial in 1996, in “Video Forum” in Basilea in 1995 and in exhibitions such as “Medialismo”, “Va’ pensiero. Italian Art 1984/1996”, “Una Babele postmoderna”, the “Gubbio Biennale”. He is mentioned in several publications including “Art of the Twentieth Century – Movements, Theories, Schools and Tendencies 1900-2000 by Loredana Parmesani, Skira publishing house.


Nello Teodori è nato a Gualdo Tadino. Vive e lavora a Gubbio e Milano. Artista e architetto si occupa di arte, architettura, interior design, industrial design, grafica, ideazione e organizzazione di eventi. Svolge attività didattica come docente all’Accademia di Belle Arti e alla Facoltà di Lettere e Filosofia di Perugia. E’ stato invitato alla Biennale di Venezia del 1993 e del 1999 (Progetti Oreste alla Biennale) e alla Quadriennale di Roma “Italia 1950-1990: Ultime Generazioni” nel 1996. Nel 1993 espone alla mostra “Medialismo” al Trevi Flash Art Museum, a “Video Forum, Art 26’95, Selezione internazionale di video d’arte” a Basilea nel 1995, nel 1996 a “Va pensiero. Arte Italiana 1984/1996” presso la Palazzina della Società Promotrice di Belle Arti a Torino, nel 1998 a“La coscienza luccicante / Dalla videoarte all’arte interattiva”, Palazzo delle Esposizioni, Roma. Nel 2006 è invitato alla mostra “Interni Italiani V / Oggetti luminosi & dialoghi incrociati”, Galleria ISCTE di Lisbona. E’ citato in numerose pubblicazioni tra le quali “Art of the Twentieth Century – Movements, Theories, Schools and Tendencies 1900-2000” di Loredana Parmesani, Skira editore / Giò Marconi, Milano, 2000.
Nello Teodori svolge la sua sintesi affrontando due atteggiamenti cari alla registrazione di un evento ed a questa registrazione affida tutte le referenze formali per far riconoscere in essa la figura ed agire sulla riconoscibilità della figura stessa accompagnata dallo slogan, dall’esecuzione di una fotografia dettagliata, capillare, la costruzione architettonica di oggetti di arredo urbano e provocazione che partono dalla trasformazione artistica del linguaggio televisivo e cinematografico di tutti i giorni.
Anche durante la ricerca per la costruzione dell’opera, il metodo usato da Nello Teodori è poliedrico. Esso si muove su una base razionale di raccolta delle informazioni e su una base manipolata di elaborazioni di materiali. La teoria della interazione umana – là dove è sviluppata anche attraverso mezzi tecnologici così come usa fare Nello Teodori – ricerca il perché del mezzo sulla base del momento istallativo, con particolare riferimento ai tratti dell’ironia, del gioco, dell’aggressione sublimata. La previsione e la ricchezza documentaria del video, che è depositato nella Galleria Teodora, (un lavoro del 1994) presentato in occasione della mostra collettiva “Nodale” (Galleria Manuela Allegrini, Brescia), esaspera qualcosa di simbolico, va estraniando le complesse mediazioni fra primo e secondo luogo della rivelazione e programmazione della macchina. Questi dettagli, sull’organizzazione interna della struttura espositiva Teodora, sono stati necessari per chiarire al fruitore non solo il modo e la finalità con cui viene costruito tutto il lavoro di Teodora, ma anche il coinvolgimento didascalico di se stessi nell’enfatizzazione del processo comunicativo. Questa posizione originale di Nello Teodori, che si pone come un architetto della capacità di interazione del sistema (la Galleria Teodora), offre un approccio non consueto alle soglie della percezione politica della immagine. Di altra parte lavori energici come “Avanti popolo” o come la “Messa Televisiva”, orchestrata nella Galleria Teodora, restano per me dei modelli di applicazione di qualcosa che si pone in modo interessante per quanto riguarda il mezzo, la disfida estetica tra scienza, società e linguaggio.
Gabriele Perretta, Nello Teodori in Nodale, Manuela Allegrini Arte Contemporanea, Brescia, 1994


L’arte è il luogo di citazione per eccellenza. Da sempre, ed in maniera ancora più marcata in questo fine secolo, che sembra ricalcare, con modalità aggiornate ai tempi, analoghe situazioni vissute in periodi di fine, laddove il senso di disorientamento ma anche di speranza per l’approssimarsi del nuovo, e quindi dell’incongnita, porta l’arte ad assumere un atteggiamento ambivalente ed ambiguo, proteso da un lato alla rivisitazione delle vicende passate, quasi a volerle completamente assimilare, dall’altro a comporre tracce di estetica futura.Quando viviamo nell’arte dei nostri giorni è proprio questo, anche se da alcuni anni , ormai, la confusione regna sovrana. Un effetto per certi versi compatibile con la fenomenologia del momento, con risvolti sociali che giustificano l’enorme massa di produzione creativa, o presunta tale, ma per molti aspetti indotto da quelle componenti soprattutto private, editoria e mercato in primo luogo, che ritengono, in base ai loro minimali interessi, di trarre giovamento da una situazione così sfilacciata, che si nutre di una interdizione perenne tra le componenti, come una partita di calcio che si svolga costantemente a centrocampo, in cui le squadre si annullano senza riuscire a puntare verso l’area di rigore e concretizzare il fine dell’incontro.
Ho inteso usare una metafora per pormi in sintonia con questo intervento di Nello Teodori, intelligente provocatore del linguaggio, che con il suo “Scuderie nell’arte” pone sul tappeto una serie di questioni strettamente compatibili alla situazione artistica contemporanea. Nello sa, ne abbiamo spesso discusso, come io sia scettico ai limiti dell’irrisione nei confronti di atteggiamenti pseudo-concettuali e di vari giochetti linguistici che imperano in molta “giovane” arte contemporanea. Sono argomenti delicati. Solo chi è davvero in possesso di una superiore grado di ironia e consapevolezza può praticarli senza incorrere nel ridicolo. Certamente è il caso suo.
Nell’operazione si rinvengono diversi rimandi verbali e metaforici che la rendono polisignificante. Innanzitutto la collocazione in una scuderia di purosangue arabi, posta all’interno dell’ “incantevole scenario” della campagna umbra. Il primo livello visibile, ed ai giorni nostri inevitabile, è quello della citazione.
I cavalli, le scuderie, fanno venire alla mente uno degli interventi più dissacranti della stagione del Concettuale, quello di Kounellis che ricostruisce, per l’appunto, una scuderia presso l’Attico di Fabio Sargentini. Anche in questo caso i cavalli sono parte integrante dell’evento, offriranno la loro sbuffante presenza alla Kermesse che scaturirà la mattina del 15 ottobre.
La campagna umbra accostata all’artificio dell’operazione teodoriana, è altro indizio su un’altra tematica storica, attualmente portata avanti da alcuni degli operatori più intelligenti, quella del rapporto tra pratica dell’arte e ambiente, non più visto in una accezione catastrofica, ma con la possibile mediazione dell’energia soffice delle nuove tecnologie, che potrebbe, il condizionale è d’obbligo, portare ad un decentramento delle attività lavorative e ad un rifugiarsi in zone del territorio un tempo ritenute marginali. Poi la necessaria complessità del progetto artistico che deve aprirsi, alla luce di quanto appena detto, verso una pluralità di linguaggi e di contaminazioni possibili pur potendo, all’evenienza, rintanarsi nel suo specifico. Non a caso gli invitati alla performance provengono da ambiti diversi, ma sono accomunati da una propensione all’operare creativo ed aperto.
Ai meccanismi interni, e spesso viziosi, dell’arte, rimanda invece il titolo “Scuderie nell’arte”. Se il primo livello di lettura è palese il secondo pone intelligentemente l’accento su uno dei limiti maggiori dell’arte contemporanea. Il concetto di gruppo, di consorteria, è di per sé naturale, mentre quello di scuderia ai nostri giorni fa venire in mente quella situazione di conflittualità permanente, di guerra per bande, di interdizione nei confronti di chi dimostra personalità e talento, che caratterizza la scena italiana da qualche anno, tarpa le ali, fa assomigliare il tutto alla mitica collina di Sisifo, dove, in prossimità della cima, si finisce sempre per precipitare rovinosamente a valle. La nell’accezione della critica, quella migliore, in una scuderia ben gestita si possono allevare e far crescere dei purosangue. Il problema è che, di questi tempi, sono quasi tutte popolate da ronzini.
Edoardo Di Mauro, in Scuderie nell’arte, Edizioni dell’Ortica, Bologna,1996


Quando Nello Teodori cominciò ad affermarsi sulla scena artistica italiana, all’inizio degli anni Novanta, il suo lavoro dovette misurarsi con una situazione che seguiva la stagione di un “ritorno alla pittura” interpretato spesso come un “ritorno all’ordine” dopo le trasgressioni sperimentali che avevano caratterizzato i decenni precedenti; ma considerato anche (da interpreti meno inclini alle pacificazioni) come occasione per revisionare le categorie critiche che avevano egemonizzato la stagione del secondo dopoguerra (quelle derivate sostanzialmente dal modernismo statunitense che aveva sostenuto l’Action Painting e che Achille Bonito Oliva bollava senza mezzi termini come “darwinismo”), spostando l’attenzione verso strumenti di analisi che permettessero di valutare la produzione artistica non più secondo i criteri di un percorso evolutivo del linguaggio, ma come sperimentazione delle sue complessità.
Tale esigenza di pensare la complessità gli artisti della generazione successiva ai ‘pittori’ degli anni Ottanta la piegarono (recuperando a loro volta, in un’ottica inedita, le tensioni sperimentali della stagione delle neoavanguardie) all’intenzione di determinare possibilità altre di “eteronomia dell’arte”, esperienze artistiche dove i modelli di relazione col linguaggio che avevano caratterizzato il nuovo approccio alla pittura fossero utilizzati per elaborare altre tipologie di “presa diretta” con il “reale” – intendendo con questa espressione le nuove concezioni di realtà e di esperienza che si stavano definendo anche attraverso il confronto col lavoro di pensatori che, a partire dagli anni Settanta, si erano misurati con le trasformazioni innescate dai nuovi processi di medializzazione e le necessità di superare una concezione ancora per certi aspetti positivistica di questo “reale” che è ormai diventato una questione cruciale per le esperienze artistiche attuali o immediatamente alle nostre spalle (basta pensare, a questo proposito, alle ricerche di un critico americano tra i più autorevoli in questo momento, Hal Foster).
La ricerca di Nello Teodori ha sempre partecipato di questo clima culturale, con lavori che proponevano una elaborazione intensamente problematica sui temi del linguaggio e del suo “valore d’uso”. Una delle sue ‘cifre’ caratterizzanti infatti è sempre stata quella di adottare come nucleo produttore delle operazioni uno slogan o uno stereotipo linguistico, nel quale venivano inserite delle variazioni semantiche detournanti; oppure progettava per tali slogan una presentazione visiva (una “messa in forma”) che ne contraddicesse (nei suoi caratteri visuali) la stereotipia – trasformando, con questi slittamenti di prospettiva semantica, il luogo comune in un generatore di significati inattesi (una operazione che trasferisce nella dimensione linguistico-comunicativa i funzionamenti della logica del ‘pensiero’ artistico inaugurata da Marcel Duchamp con il ready-made). Oppure, specularmente, l’assunzione di uno stereotipo visivo (come immagini tratte dai media, o ambienti architettonici fortemente segnati dalla loro funzione) viene stravolta dall’inserimento o dalla contiguità di un ‘messaggio’ verbale sconcertante. Sono nati così, nel suo percorso, interventi come “arte conTEmporanea”, la “Galleria Teodora”, “L’arte non è uguale per tutti”, “Avanti popolo” o “Scuderie nell’arte”, per ricordare alcune tra le sue operazioni più significative, accanto a video, performance,libri d’artista e testi – attraversando tutte le tipologie espressive che hanno caratterizzato le sperimentazioni del dopoguerra – applicando ogni volta qualcuna delle tipologie di intervento prima descritte.
“L’arte non è uguale per tutti”, ad esempio, è un video del 1993, ma anche un lavoro fotografico, dove un corteo (una sorta di “Quarto Stato dell’arte” di fine secolo) avanza portando uno striscione sul quale è scritto il titolo dell’intervento.
“Avanti popolo”, a sua volta un video (e ancora, un lavoro fotografico) del 1994, mostra le riprese di varie tipologie di personaggi che salgono una scala monumentale (lo slogan è scritto sui gradini). La Galleria Teodora è una struttura (vero e proprio “white cube”) presentata nel 1994 alla collettiva “Nodale” alla Galleria Allegrini di Brescia, uno spazio espositivo di artista ritagliato come operazione all’interno di una mostra, per uno spiazzamento delle complessive funzioni assunte dai vari attori (curatore, artista, gallerista…) in occasione dell’organizzazione di un evento espositivo (e del resto molti suoi interventi portano come titolo o sottotitolo la dicitura “a cura di Nello Teodori”). Vale la pena di ricordare anche l’happening della “Sagra del somaro”, proposto varie volte dalla fine degli anni Ottanta (ad esempio nel 1997 alla mostra “Arte x tutti” a Codogno) e culminato nel 1999 con l’inaugurazione a Perugia del “Museo del Somaro”.
Il risultato è in genere la congiunzione tra una dissacrante ironia concettuale e una assoluta eleganza nella ‘confezione’ del prodotto, che si presenta spesso con una lineare nitidezza formale quasi (metaforicamente) ‘classica’. Un portato questo dell’esperienza di Teodori, formatosi come architetto, che gli consente di pensare, per ogni lavoro, una logica dello spazio – sia plastica che concettuale. E si trova qui, in questa concezione architettonica, progettuale, la chiave per interpretare anche un altro aspetto determinante del suo lavoro di artista, la capacità di scongiurare sempre il rischio di un esito quasi nichilistico dell’azione corrosiva dell’ironia. E’ proprio la cultura progettuale che, informando di sé la demistificazione reciproca di immagine e linguaggio, permette di ricondurre questo spiazzamento in un nuovo luogo, sensibile, di senso – pensandolo sempre come articolazione (almeno metaforicamente) architettonica di un concetto-immagine destinato ad un uso, rispetto alla tradizionale sussunzione del carattere fenomenico percettivo nel concettualismo classico.
Questi caratteri del lavoro di Teodori risultano in piena evidenza in una delle più recenti operazioni dell’artista, “CIAO”, una installazione permanente commissionata dal Consiglio di Quartiere 2 del Comune di Firenze per l’area verde Pettini-Burresi, a cura di Valeria Bruni.. Una grande scritta in alluminio lucidato disegna sul prato del giardino la scritta luccicante “CIAO”, resa visibile anche di notte (e a grande distanza) da una luce bianca collocata sotto le lettere. Diventa quindi una sorta di saluto, interlocuzione che trasforma i passanti in spettatori Ma la scritta è anche una panchina che viene utilizzata dai visitatori del parco. Il carattere di “opera” si opacizza nel ‘valore d’uso’ della panchina, quindi, ma anche il carattere di oggetto funzionale si opacizza nell’anomalia (rispetto a tutte le altre panchine del parco) del fatto che questo oggetto è evidentemente connotato come un’opera d’arte. Un intreccio tra le due polarità (oggetto e opera) che moltiplica le produzioni innumerevoli di senso come per un dispositivo di produzione in cui le riflessioni analitiche sul valore dell’opera si nutrono (e nutrono) quelle dell’immaginario innescate dal suggestivo aspetto luminosamente straniato dell’oggetto.
Francesco Galluzzi, Nello Teodori / Il valore d’uso del linguaggio, Titolo, Perugia, Autunno 2004


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